Mi chiamo Maria e sono la mamma di Stefano che adesso ha 3 anni.
La nostra avventura inizia il giorno in cui a causa di una brutta gestosi ho partorito anticipatamente, esattamente a 29 settimane, il mio angioletto che allora pesava 930 gr. e misurava 36 cm.
I primi giorni sono stati in assoluto i più difficili perché temavamo per la sua vita: era come se mi trovassi in un incubo senza sapere se e come ne fossi uscita. Tante sono state le sensazioni che si alternavano: angoscia, rabbia, paura, sensi di colpa.
Durante il primo mese sembrava si facesse un passo avanti e due indietro, perché il piccolo non riusciva a respirare da solo. A poco a poco le sue condizioni miglioravano e dopo un mese e 22 giorni di terapia intensiva il nostro piccolo è passato in terapia semintensiva e grazie alla “metodica marsupio” ho potuto abbracciare mio figlio per la prima volta: pesava Kg 1,600.
Finalmente potevo sentire il suo respiro, il suo viso contro il mio petto, anche se ancora mi consideravo “una mamma a metà”; ma dal quel momento tutte le paure, i sacrifici, gli sforzi fatti per tirarmi il latte (mi alzavo anche la notte), tutti i brutti momenti trascorsi sono volati via e anche se la strada era ancora lunga e i controlli da fare parecchi, la speranza che presto sarebbe tornato a casa si faceva più concreta.
I l mio più grande rammarico è stato non poter condividere questi momenti di gioia con mio marito perché l’ingresso dei papà durante la metodica marsupio non era ammessa.
I giorni intanto sono trascorsi tra un controllo ed un altro: ecocerebrali, ecocardiografie, visite oculistiche e fisiatriche e tutte per fortuna con esito positivo. A due mesi dalla nascita il mio bimbo è stato trasferito in terapia minima ed io mi sentivo felice perché potevo allattarlo, se volevo, anche tre volte al giorno.
Raggiunto il peso di Kg. 2,400 all’età di 2 mesi e 17 giorni Stefano è stato dimesso, mio marito ha potuto abbracciare suo figlio per la prima volta ed io potevo sentirmi finalmente “mamma al 100%”.
Il mio piccolo da grande lottatore qual era aveva vinto la sua battaglia grazie anche all’aiuto di tutto il personale medico e paramedico dell’ UTIN dell’ospedale S.Bambino che ha mostrato oltre alla grande professionalità anche uno spiccato senso di umanità.